mercoledì 23 dicembre 2009

Cos'è la scuola?

Elementi introduttivi ad una critica rivoluzionaria dell'istituzione scolastica

(parte prima)



l'educazione è il processo mediante il quale le classi dominanti preparano nella mentalità e nella condotta dei bambini le condizione fondamentali della propria esistenza.”

A. Ponce


In queste righe vogliamo sintetizzare quella che è la critica dei comunisti alla scuola moderna. Per potere criticare la scuola dobbiamo innanzi tutto capire il suo carattere storico, la scuola non è una istituzione che è sempre esistita, né è sempre stata così come la conosciamo noi, la scuola come tutte le istituzioni, è il prodotto di determinate condizioni storiche, economiche e sociali, quella che conosciamo noi è quindi la scuola borghese, sorta dai rapporti borghesi di produzione.

L'idea è questa: in ogni epoca le comunità umane hanno avuto il problema di formare i loro figli al fine di renderli abili a svolgere le funzioni sociali necessarie al riprodursi della comunità medesima. Fino a che gli uomini vivevano in piccole tribù e villaggi, con la proprietà comune dei beni e delle fonti della ricchezza, non vi erano classi sociali e l'educazione avveniva semplicemente attraverso la partecipazione dei fanciulli alla vita del villaggio. Era un educazione integrale e funzionale, nel senso che veniva formata la totalità dell'individuo attraverso la pertecipazione alle varie funzioni necessarie alla vita della comunità di appartenenza. Vi era fondamentalmente uguaglianza di condizione sociale e di educazione per tutti.
Con l'evolversi delle capacità produttive (non è qui il luogo per approfondire i come e i perchè) la società iniziò a scindersi in classi sociali, nello specifico classi dominanti e classi dominate. Nacque così (pensiamo agli antichi egizi o alle società medioevali) l'istruzione differenziata: scienza e conoscenza per chi doveva comandare, ignoranza, o al massimo la conoscenza pratica di un singolo processo produttivo per chi doveva lavorare (e col suo lavoro mantenere anche le classi dominanti).

Facendo un salto storico arriviamo all'ultima società di classe, la nostra, la società borghese.

Le rivoluzioni borghesi (a partire da quella francese del 1789) sono state la conseguenza e il fattore di accelerazione della rivoluzione industriale. La borghesia moderna è la classe che fonda la sua esistenza sfruttando il proletariato attraverso la produzione di merci con macchinari molto sofisticati. L'attestarsi di questa classe come classe dominante ha prodotto una grande modificazione rispetto ai sistemi educativi: 1) gli sfruttati dovevano saper leggere, scrivere e far di conto per poter utilizzare le moderne macchine industriali 2) gli sfruttati dovevano anche avere quel minimo di cultura necessaria a influenzarli ideologicamente per poter loro indurre sempre nuovi bisogni, per poter loro vendere sempre nuove merci 3) avvenendo la produzione in un luogo separato - la fabbrica - e con orari di lavoro così lunghi come mai si erano visti nella storia umana, nasceva il problema di dove parcheggiare i figli dei proletari, visto che a lasciarli in mezzo alla strada o morivano o crescevano così malsani e deboli da non riuscire a sopportare a pieno le fatiche del lavoro. Con la società borghese nasce la scuola di massa.
Ma la nuova cultura avrebbe anche potuto portare gli sfruttati a riflettere criticamente sulla loro condizione di subalternità, ecco perchè la nostra classe dominante ha sempre fatto la massima attenzione a che la scuola trasmettesse - attraverso gli insegnanti pagati dai loro ministeri - agli studenti la mentalità borghese (individualismo, competizione, concorrenza...) il fatto che gli sfruttati subiscano l'ideologia dominante è anche stato garantito dal controllo dei padroni sui mezzi della produzione culturale: giornali, tv, case editrici, etc... Il controllo ideologico è un tassello fondamentale del potere dei padroni.

La scuola borghese è sempre stata - ed oggi più che mai - lontana anni luce dalle esigenze formative dei giovani proletari, lontana anni luce dall'essere un luogo nel quale i ragazzi potessero sviluppare onnilateralmente le proprie capacità, sviluppare la padronanza ed il controllo del mondo che li circonda, anzi, la scuola deve fare proprio il contrario: formare giovani docili ed omologati, disposti a farsi sfruttare senza criticare il sitema nel quale viviamo e le sue logiche. Non potrebbe essere diversamente.

Per questo parliamo di scuola di classe, perchè è una scuola funzionale a mantenere la società di classe che la ha generata.

Per questo parlare di “liberazione per mezzo della cultura”, di “rivoluzione culturale”, di “scuola libera” è un discorso piccolo-borghese, un discorso fatto da chi pensa che sia possibile un mondo migliore nel capitalismo. Per noi, al contrario, il primo passo è criticare la società classista nel suo insieme. Per noi la rivoluzione culturale non può essere separata dalla rivoluzione politica e viceversa. [continua...]

Lotus


Credere [...] che con piccoli ritocchi nella educazione si possa cambiare la società è non solo una speranza assurda, ma socialmente pericolosa: una utopia che risulta, in ultima analisi, reazionaria perchè calma o intiepidisce le inquietudini e le ribellioni con l'illusione che il giorno in cui lo Stato si "autolimiti", il giorno in cui lo Stato si disinteressi graziosamente dell'educazione, questo giorno sarà quello della nascita dell'uomo nuovo. Pretendendo per la scuola un area al di sopra delle classi, la piccola borghesia la consegna di fatto ammanettata alle più oscure forze del passato.


Anibal Ponce, Educazione e lotta di classe, 1936

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