Quando si ascoltano i teorici della borghesia non si possono avere molti dubbi su quello che vogliono; e molto meno se ne possono avere ascoltando le franche parole del proletariato. Ma ponendoci a contatto con questi nuovi teorici [...] tutto appare incerto, confuso, vago. Si ha, a tratti, l'impressione che essi sospettino ciò che accade nel mondo, ma che perferiscano non saperlo del tutto. [...] Sradicati da un sistema di convinzioni, non ne hanno tuttavia impostato un altro. Si sentono perciò come esseri senza equilibrio e si formano, su tutto ciò che osservano, opinioni contorte. Sanno, per esempio, che la storia cambia e che le società si trasformano, ma poichè hanno paura di ammettere la lotta delle classi si contentano, al massimo, della lotta tra le "generazioni".
[...] Poichè non sanno nè osano dare una risposta franca a nessuna delle grandi questioni più urgenti, assicurano che la problematicità è al centro dell'esistenza, e che la filosofia, dopo essersi asfissiata con i grandi sistemi, deve volgersi ora alla aporia.
[...] Aporia significa etimologicamente "senza via d'uscita". Impostare problemi aperti invece di problemi chiusi; indagare senza risolvere, ecco sul piano filosofico la conseguenza di questa incertezza fondamentale che si trova precisamente "senza via d'uscita". Tragica situazione che, sebbene porti un nome greco, non dissimula le radici economiche della classe sociale che ora si tormenta. Perchè tra la borghesia che marcia verso la morte, e il proletariato che sa con certezza che i destini dell'umanità stanno nelle sua mani, v'è un'altra classe sociale di carattere ibrido e dai contorni ambigui che non sa mai con chiarezza ciò che vuole. Tirata violentemente da un lato dalla borghesia, attratta dell'altro dal proletariato, la piccola borghesia costutuisce una classe dubbiosa e indecisa. Schiacciata dalla grande borghesia, la piccola non scompare secondo una linea gradualmene discendente. Si muove tra contraddizioni e percorre perciò un cammino a zig-zag. Borghese a volte, proletario altre, il piccolo borghese vive seduto perpetuamente su due sedie: respinto dalla borghesia nella quale vorrebbe entrare, attirato dal proletariato nel quale teme di cadere. Aperto alle innovazioni ma desideroso di instaurarle con ponderatezza, il piccolo borghese non arriva a capire che l'educazione non è un fenomeno accidentale in una società divisa in classi, e che per rinnovarla veramente è necessario trasformare alla radice il sistema economico che la sostiene. Tale prospettiva lo terrorizza e non può affatto entrare nei suoi piani, ma poichè non è sordo alle voci del sui tempo preferisce credere che all'interno del capitalismo si arriverà, mediante ritocchi prudenti, a trasformare la società.
[...] Credere [...] che con piccoli ritocchi nella educazione si possa cambiare la società è non solo una speranza assurda, ma socialmente pericolosa: una utopia che risulta, in ultima analisi, reazionaria perchè calma o intiepidisce le inquietudini e le ribellioni con l'illusione che il giorno in cui lo Stato si "autolimiti", il giorno in cui lo Stato si disinteressi graziosamente dell'educazione, questo giorno sarà quello della nascita dell'uomo nuovo. Pretendendo per la scuola un area al di sopra delle classi, la piccola borghesia la consegna di fatto ammanettata alle più oscure forze del passato.
[...] Aporia significa etimologicamente "senza via d'uscita". Impostare problemi aperti invece di problemi chiusi; indagare senza risolvere, ecco sul piano filosofico la conseguenza di questa incertezza fondamentale che si trova precisamente "senza via d'uscita". Tragica situazione che, sebbene porti un nome greco, non dissimula le radici economiche della classe sociale che ora si tormenta. Perchè tra la borghesia che marcia verso la morte, e il proletariato che sa con certezza che i destini dell'umanità stanno nelle sua mani, v'è un'altra classe sociale di carattere ibrido e dai contorni ambigui che non sa mai con chiarezza ciò che vuole. Tirata violentemente da un lato dalla borghesia, attratta dell'altro dal proletariato, la piccola borghesia costutuisce una classe dubbiosa e indecisa. Schiacciata dalla grande borghesia, la piccola non scompare secondo una linea gradualmene discendente. Si muove tra contraddizioni e percorre perciò un cammino a zig-zag. Borghese a volte, proletario altre, il piccolo borghese vive seduto perpetuamente su due sedie: respinto dalla borghesia nella quale vorrebbe entrare, attirato dal proletariato nel quale teme di cadere. Aperto alle innovazioni ma desideroso di instaurarle con ponderatezza, il piccolo borghese non arriva a capire che l'educazione non è un fenomeno accidentale in una società divisa in classi, e che per rinnovarla veramente è necessario trasformare alla radice il sistema economico che la sostiene. Tale prospettiva lo terrorizza e non può affatto entrare nei suoi piani, ma poichè non è sordo alle voci del sui tempo preferisce credere che all'interno del capitalismo si arriverà, mediante ritocchi prudenti, a trasformare la società.
[...] Credere [...] che con piccoli ritocchi nella educazione si possa cambiare la società è non solo una speranza assurda, ma socialmente pericolosa: una utopia che risulta, in ultima analisi, reazionaria perchè calma o intiepidisce le inquietudini e le ribellioni con l'illusione che il giorno in cui lo Stato si "autolimiti", il giorno in cui lo Stato si disinteressi graziosamente dell'educazione, questo giorno sarà quello della nascita dell'uomo nuovo. Pretendendo per la scuola un area al di sopra delle classi, la piccola borghesia la consegna di fatto ammanettata alle più oscure forze del passato.
Anibal Ponce, Educazione e lotta di classe, 1936

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