È giusto e necessario scendere in lotta per contrastare tutto questo, per contrastare tali organismi e le conseguenze delle loro scelte, organismi che rappresentano gli interessi della classe dominante di un sistema capitalista che vive di profitto estorto sulla pelle di milioni di esseri umani sfruttati, relegati ad essere mera forza-lavoro. Ma opporsi non basta.
È ora che nelle piazze, nelle lotte, nei volantini, comizi e giornali, non ci si limiti a rivendicare il soddisfacimento del proprio bisogno particolare e immediato (salario, lavoro, stabilità, cure, servizi, ambiente...), al contrario è ora che, ovunque sia possibile e con ogni mezzo disponibile, si dica chiaro e tondo ciò che ancora nessuno dice: questo sistema ha fallito, i lavoratori devono prendere il potere.
Contro tutti i fronti dell'imperialismo
L'interesse di ogni lavoratore del mondo è comune a quello di un altro: entrambi sono vittime di una condizione di sfruttamento che è loro preciso interesse rovesciare. In guerra entrano in conflitto fronti legati ad interessi imperialisti contrapposti (e l'imperialismo non è solo made in USA!), mentre sul terreno rimangono a migliaia i corpi dei proletari, dei civili. I proletari, gli sfruttati, non hanno alcun interesse a sostenere questo o quel fronte di guerra, il loro interesse è la solidarietà internazionale di classe, è contrapporre la lotta proletaria alla guerra borghese.Il potere ai lavoratori
Ma in tutti i paesi del mondo i lavoratori sono ancora classe sfruttata, soggetta al potere del padronato, privato o statale che sia. È possibile uscire dalla crisi di questo sistema, ma è possibile farlo in un unico modo: rovesciando il potere politico borghese. Affermare così nuovi organismi di potere: i consigli territoriali composti da lavoratori. Questo significa escludere da ogni diritto politico la classe borghese che, vivendo del plus-valore succhiato dalla forza viva del lavoro, è la classe socialmente responsabile dell'attuale disastro economico, sociale, ambientale... e del suo divenire.Lavorare tutti, lavorare meno
Chi parla di salario garantito non ha capito due cose:- fino a che sussisterà il capitalismo nessuna misura del genere potrà concretamente realizzarsi, le lotte devono partire dagli obiettivi immediati ma devono indicare nel socialismo l'unica via risolutiva generale;
- quando il potere passerà ai lavoratori il problema non sarà di garantire il salario a tutti, bensì di estendere l'obbligo di lavoro: chi non lavora non mangerà (fatta eccezione per gli inabili al lavoro, naturalmente).
Superamento del lavoro salariato
Solo il potere dei lavoratori – attraverso la socializzazione dei mezzi di produzione, per il loro impiego al fine di soddisfare i bisogni collettivi e individuali – sarà in grado di porre un freno alla continua spoliazione dei paesi più deboli (tra i quali l'Italia) a vantaggio delle borghesie dei paesi più ricchi. La socializzazione di tutto l'apparato di produzione e distribuzione è l'unica possibilità di garantire occupazione e benessere per l'intera popolazione. Fino a che le aziende saranno nelle mani dei privati queste continueranno ad essere utilizzate al solo fine del profitto, i lavoratori continueranno ad essere unicamente numeri da sacrificare sull'altare della contabilità aziendale. Nelle attività socializzate il salario verrà sostituito dal buono lavoro attraverso il quale i lavoratori potranno accedere al fondo sociale di consumo: l'estinzione del denaro e della proprietà borghese è la condizione per il definitivo superamento del capitalismo.Produrre in armonia con la natura, per soddisfare i bisogni umani
La produzione socializzata non risponde alla logica del profitto ma alla necessità di produrre per soddisfare i bisogni umani. Per questo motivo cambierà totalmente non solo l'ordine delle priorità produttive, ma le modalità stesse di produzione e scambio. Il consumismo egoistico lascerà spazio ad un utilizzo consapevole e sociale dei prodotti e degli spazi. I problemi abitativi, di mobilità e ambientali si risolveranno attraverso una gestione razionale e condivisa di tutte le risorse disponibili. Il socialismo, perché di questo stiamo parlando, pone le premesse per il definitivo superamento dell'antagonismo tra città e campagna e quindi per un rapporto armonico tra l'umanità, finalmente ritrovata, e l'ambiente.Internazionalismo proletario
Il vero risultato delle singole lotte non è il solo raggiungimento dell'obiettivo immediato in sé, in quanto la classe dominante ogni volta si riprende con una mano quello che è stata costretta a cedere con l'altra, il loro vero risultato è la crescita dell'organizzazione e dell'unità di tutti i proletari, la crescita della coscienza della necessità della conquista del potere politico da parte della classe dei lavoratori. L'unità dei proletari sul terreno rivoluzionario è la condizione necessaria per iniziare a combattere tutte le oppressioni che caratterizzano l'attuale società di classe e per affermare, nel processo rivoluzionario, la totale emancipazione della donna, la fine della condizione di svantaggio e oppressione dei proletari immigrati e, in generale, dei proletari del Sud e delle minoranze etniche. L'unità dei proletari di tutti i paesi passa necessariamente dal rifiuto delle logiche della guerra imperialista, per la fratellanza tra i proletari di tutti i paesi del mondo, a partire dalle zone di guerra: proletari di tutti i paesi: uniti! Il nemico è prima di tutto in casa propria, per questo l'imperativo è innanzi tutto di farla finita con la propria borghesia e con l'asservimento alle sue ideologie, di destra o di sinistra che siano. Il potere dei lavoratori, premessa irrinunciabile per procedere sul terreno della socializzazione, probabilmente si affermerà dapprima in un territorio ristretto, ma solamente a patto di estendersi rapidamente su scala internazionale potrà realmente trionfare, relegando così nei libri di storia il sistema dell'oppressione e dello sfruttamento: il capitalismo.Partito Comunista Internazionalista
Per realizzare questo programma, il programma dell'emancipazione dell'umanità dalle catene dello sfruttamento, i lavoratori più coscienti devono unirsi nello strumento politico della loro lotta di classe. Tale strumento politico è il partito internazionale del proletariato.Così come ogni lavoratore deve chiarire ai propri colleghi che ogni lotta contingente è destinata, nel lungo periodo, alla sconfitta se non si chiarisce che i problemi dei lavoratori potranno essere risolti solo ed esclusivamente attraverso la conquista del potere da parte della classe lavoratrice nel suo complesso; allo stesso modo questi lavoratori devono porsi il problema della loro crescita ed organizzazione politica, ossia porsi il problema di aderire al Partito Comunista Internazionalista in quanto, come organizzazione, ci poniamo, senza ambiguità o opportunismi di sorta, gli immani problemi che abbiamo qui brevemente esposto. Sia chiaro, esistono anche altre organizzazioni politiche, ma il punto è che laddove queste lasciano spazio all'ambiguità, all'opportunismo, al riformismo o, all'opposto, al settarismo o allo schematismo, prestano il fianco ad un recupero ideologico da parte dell'ideologia dominante, del padronato, e sono quindi, in ultima istanza, inefficaci all'unico fine che oggi realmente conta: la costruzione del partito di classe per la conquista del socialismo.
Il PC internazionalista, in Italia, porta avanti, con le altre sezione della TCI (Tendenza Comunista Internazionalista), un lavoro internazionale volto proprio alla costruzione e al radicamento del Partito internazionale del proletariato. La TCI è "per" costruire questo Partito, non si illude di esserlo già e non crede di essere necessariamente il suo unico embrione. Unisciti al nostro lavoro.